Fotogramma film grazie a dio di Ozon
30 Ottobre 2020

Grazie a Dio

Gli abusi nella Chiesa di Lione
di Simone Tuzza
Assegnista di ricerca Dipartimento Sociologia e Diritto dell’Economia, Università di Bologna

Nel film Grazie a Dio (Grâce à Dieu, 2019) il regista Ozon ci porta nella Francia contemporanea, nello specifico a Lione, per ricostruire le vicende legate agli abusi su minori agiti da padre Preynat e per analizzare come la Chiesa, impersonata dal Cardinale Barbarin, si sia mossa (o no) per porvi rimedio. Sulla scia dei film d’inchiesta legal-giornalistica alla Spotlight (2015), il film ripercorre le storie delle vittime che a distanza di anni trovano la forza di denunciare le violenze subite. Infatti, sono passati tra i 20 e i 30 anni dagli abusi subiti dai ragazzi (ora adulti) che raccontano le loro storie e il lungometraggio si sofferma anche sulla questione della prescrizione di reati ormai lontani nel tempo.

L’approccio del film è quello di lavorare di sottrazione, un narrare le storie personali e il dramma senza indugi. Inoltre, la scelta di focalizzare il racconto su tre figure principali alle prese con i propri modi di elaborare il dramma dell’abuso, e le loro vite presenti, coinvolge lo spettatore e conduce la riflessione su come le conseguenze delle violenze impattino sulla vita di ognuno degli individui. Di conseguenza, abbiamo tre visioni della volontà di denunciare quanto accaduto; vi è chi cerca giustizia all’interno della Chiesa stessa, chi vuole far emergere pubblicamente i fatti e chi vuole la punizione del proprio carnefice, ma tutti sono accomunati da una frase che uno dei protagonisti pronuncerà durante il film: “bisogna rompere la catena del silenzio”. Per rompere il silenzio, le vittime creeranno un’associazione “La Parole Libérée” tutt’ora attiva e grazie alla quale nel tempo decine di altre vittime hanno preso forza e trovato il coraggio di raccontare la loro storia. Grazie a Dio è un film necessario, che ha il pregio di raccontare senza essere voyeuristico, che pone delle questioni scomode nel modo più rigoroso possibile.